Avete presente quando, in un film, ci si ritrova all'interno di un incubo senza via d'uscita? Bene, questo è stato il gran premio di Abu Dhabi visto con gli occhi di un ferrarista. Una corsa che ha avuto 2 snodi fondamentali. L'incidente alla prima chicane tra Michael Schumacher e Vitantonio Liuzzi, che ha obbligato l'ingresso della Safety Car, dando l'opportunità a diversi piloti di seconda fascia di rientrare ai box immediatamente, e la strategia del Cavallino rampante.
Allo start infatti, Vettel ed Hamilton si involano, seguiti da Button, abile a scavalcare Alonso sullo scatto iniziale. Poco male, il ferrarista sarebbe ancora campione del mondo. Safety, poi dopo soli 11 giri Mark Webber rientra ai box per il suo cambio gomme. Poche tornate prima aveva picchiato a muretto e si lamenta della mancanza del grip al posteriore.
E' allora che la Ferrari mostra tutta la sua paura. Decidono di marcare l'australiano e richiamano prima Massa poi Alonso. Pessima scelta. L'asturiano si ritrova invischiato dentro al traffico, dietro ad un Petrov che in rettilineo guadagna circa 4 km/h rendendo di fatto impossibile il sorpasso. Alonso ci prova, ma l'impresa sembra impossibile. Dal muretto box lo incitano a tirar fuori tutto il suo talento, ma l'idea è che chi di dovere abbia capito l'errore.
Per il ferrarista comincia un incubo lungo tutta una gara. Mano a mano che i giri passano, l'idea di una disfatta comincia a materializzarsi. E quella leggera preoccupazione, comincia a farsi rammarico, disperazione, frustrazione.
Alonso è spettatore della gara, impotente. E cosi sarà fin sotto la bandiera a scacchi: Sebastian Vettel è il più giovane campione del mondo della storia della Formula 1. Il tedesco, ed il muretto box Red Bull non sbagliano nulla, così come in McLaren che tengono fuori Button per 3/4 di gara. E allora...ecco che il film prevede il finale più scontato, ma per chi non è ferrarista.
Il mondo del motorsport è solito regalare questi capovolgimenti. Perchè è un mondo che ti offre sempre una possibilità, uno scenario. Invita gli esseri umani, i piloti, i meccanici e gli ingegneri a dare sempre il massimo, con la speranza di poter incappare in una domenica del genere. E allora, dopo un anno del genere, le lacrime del giovane re Sebastian sul podio, incredulo come un ragazzo qualsiasi, di aver coronato un sogno iridato a soli 23 anni e 4 mesi, sono il miglior biglietto da visita di questa Formula 1. Uno sport fatto di decimi, centesimi, di aerodinamica, tattiche, sorpassi ed errori. Ma anche di sentimenti.
Formula 1
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