Formula 1
L'Olimpo, il posto proprio degli dei nella mitologia greca, è stato più volte usato dalla mente di ognuno di noi per poter offrire agli eroi un luogo dove essere immortali. Ogni eroe ha una sua caratteristica, un suo valore ben espresso quando era in vita e che mostrava al mondo. Un posto nell'Olimpo delle corse spetta di diritto ad un piccolo canadese, Gilles Villeneuve, che racchiudeva dentro di sè il Furor dionisiaco; quel Furor proprio di chi vive di velocità; quel Furor che mise a disposizione del circus della Formula 1.
GLI ESORDI- E' il 18 Gennaio del 1950 quando a St. Jean Richelieu, un piccolo paese del Quebec, nasce Joseph Gilles Henri Villeneuve. Fin da giovane è rapito dal fascino della velocità e, vivendo nel freddo Canada, comincia a correre con le motoslitte; un mezzo questo, che proprio per la stabilità precaria, avallata oltretutto dallo sfruttamento su un terreno innevato, aveva conferito al giovane Gilles una padronanza del mezzo in situazioni precarie che divenne negli anni a venire il suo marchio di fabbrica.
Gilles era attratto dalla velocità: partecipò al campionato di Formula Ford, vincendolo, e l'anno successivo in Formula Atlantic. L'anno della svolta arriva però nel 1977 quando corse ancora in F.Atlantic, ma sopratutto partecipò al Gran Premio Trois Rivieres.
L'APPRODO IN FORMULA 1- La prima svolta della carriera di Gilles Villeneuve arriva proprio in occasione di questa gara minore, dove però partecipavano diversi piloti di Formula1. Il giovane canadese vinse proprio davanti a James Hunt, campione del Mondo in carica. Proprio quest'ultimo lo propose a Teddy Mayer, allora Team Manager McLaren. Fu così che cominciò l'avventura di Villeneuve in Formula 1, in occasione del Gp di Gran Bretagna del 1977. Pur con una McLaren M23 decisamente poco competitiva, Villeneuve sorprende tutti gli addetti ai lavori: primo nel warm-up, nono in qualifica, 11esimo in gara, oltreutto con un falso problema ad una spia dell'acqua. Mayer però decise di non confermarlo in favore di Tambay. Eppure, quella 'bocciatura' si rivelò come la sua fortuna.
FERRARI- Subito dopo l'appiedamento McLaren fu contattato da Ferrari che gli fece correre gli ultimi Gran Premi del 1977. Qui Villeneuve si fece conoscere per il suo grande, immenso coraggio, che fin troppe volte lo portarono ad andare oltre il limite, tanto che, dopo il Gran Premio del Giappone, gli fu dato il soprannome di 'Aviatore' dopo la spettacolare collisione con la Tyrrel Di Peterson, che lo fece letteralmente 'volare'. Enzo Ferrari è preoccupato: davvero questo talento, purista della velocità è pronto per portare i vessilli della Ferrari?
LE PRIME AFFERMAZIONI E LA MATURITA'- Fortunatamente per Gilles, il Drake decide di tenerlo in squadra. Quel giovane canadese reca con se una scintilla propria dei campioni: il suo stile di guida derivante dalla guida in derapage delle motoslitta, unito alla passione ed alla voglia di imporsi, riesce ad entusiasmare le folle. Villeneuve diviene presto Gilles
. E finalmente, al gran Premio del Canada del 1978, Villeneuve riesce ad ottenere la sua prima vittoria.
L'ONESTA' VERSO SCHECKTER- Per il 1979 Ferrari ingaggia Jody Scheckter e chiede a Villeneuve di aiutarlo nella conquista del titolo. Detto fatto: Gilles mostra la sua maturità e la sua onesta, facendo da spalla al sudafricano che, a fine anno, si laureerà campione del mondo. Un campionato che, forse, Gilles avrebbe anche potuto vincere, ma che comunque lascerà agli annali uno dei duelli più emozionanti della storia della Formula 1: sul tracciato di Digione, Villeneuve ed Arnoux danno vita ad un complesso di coraggio, resistenza, estasi e passione in un duello ruota a ruota lungo tre giri. Sotto il traguardo è il canadese a pervalere; il Furor di Villeneuve ha avuto la meglio.
ANNI DIFFICILI- Meno fortunati i due anni seguenti, con il 1980 trascorso con una F312 T5 decisamente poco competitiva. Villeneuve si danna l'anima e cerca sempre di trarre il meglio dalla vettura, ma i risultati non arrivano. Canovaccio simile nel 1981. Parlare di campionato a Maranello è utopia, sopratutto dopo le prime tre gare passate con tre ritiri. Ma Villeneuve mostra al mondo come i piloti, quei piloti che sanno esaltare le folle, possono regalare spettacolo e successi: a Montecarlo recupera 6 secondi in 4 giri alla Williams di Jones e vince per le vie del principato. In Spagna a Jarama, in piena crisi di grip, si tiene dietro 4 monoposto andando a conquistare la vittoria.
IL TRADIMENTO DI IMOLA- 25 Aprile 1982, Autodromo di Imola. Il week-end di gara comincia in maniera angusta e turbolenta: le scuderie inglesi Lotus Brabham e McLaren non partecipano per protesta. Per le Ferrari è l'occasione giusta per una corsa in passerella: una doppietta facile sul circuito di casa. A facilitare la gara ci pensa anche la Renault di Arnoux che chiude precocemente la corsa a causa del cedimento della turbina. Tutto scritto quindi sembrerebbe, con Gilles Villeneuve primo seguito da Didier Pironi, suo compagno di squadra e amico nella vita. Inoltre, un ordine non scritto di scuderia, prevedeva che, nelle battute finali le posizioni sarebbero state congelate. Villeneuve sarebbe quindi rimasto tranquillamente davanti, Pironi dietro.
Nelle corse però, nulla è scritto e nulla è deciso fin sotto la bandiera a scacchi. I due compagni di squadra ingaggiano un duello a suon di sorpassi. In Ferrari sono preoccupati: gettare al vento una doppietta, ad inizio campionato, sarebbe stata una vera e propria beffa. Per questo motivo, dalla pit-lane esce fuori un cartello con scritto 'Slow' per entrambi i piloti. Villeneuve segue le direttive del muretto box, Pironi no, passando il suo team-mate. Sotto la bandiera a scacchi la Ferrari #28 transita per prima. Villeneuve è furioso. Si sente preso in giro sia da 'quello là' come lo definirà in seguito, sia dalla squadra. Viene convinto a stento a salire sul podio, ma si percepisce come il rapporto tra i due si sia rotto. Un tradimento che non si aspettava, e per questo, molto doloroso. Lui, che aveva sempre rispettato i dettami, facendo conquistare il titolo a Scheckter, era accecato dalla nuova rivalità interna. E' con questo fuoco dentro che si arriva sul tracciato di Zolder quindici giorni dopo.
ORE 13.52- In Ferrari il clima era avvelenato dalla rivalità tra i due. Durante le qualifiche del gran premio del Belgio, a Zolder, Pironi stacca il terzo tempo, mentre il canadese è solo sesto. Un affronto. Villeneuve, tirato e ombroso in volto decide di rientrare in pista. Mancano pochi minuti al termine delle qualifiche, sufficenti per poter tentare un'ultimo giro.
Sono le 13.52, e Villeneuve sta rientrando ai box. E' in quinta piena mentre affronta la curva Terlamenbocht. Davanti a se la March di Jochen Mass. Un'incomprensione, il contatto, il volo. Alle ore 21.12 Gilles Villeneuve, con il suo Furor dionisiaco, con il suo dono che estasiava le folle, decise di effettuare il suo ultimo volo. Il piccolo aviatore era appena entrato nell'Olimpo, in quel posto nella mente di ognuno di noi dove gli eroi possono essere immortali.